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Il governo degli Stati Uniti ha avviato ulteriori misure per impedire ad Apple e ad altre società di proteggere i dati degli utenti tramite crittografia. Lunedì la NBC ha riferito della lettera che Apple ha ricevuto dall'FBI. Nella lettera l'FBI chiedeva all'azienda di Cupertino di sbloccare due iPhone appartenenti all'aggressore dalla base militare di Pensacola.

Una situazione simile si verificò qualche anno fa, quando l'attentatore di San Bernardino fu oggetto di una disputa per la sostituzione del suo iPhone. A quel punto, Apple si rifiutò di sbloccare l'iPhone incriminato e l'intero caso si concluse con l'utilizzo di terzi da parte dell'FBI per ottenere le informazioni necessarie dal telefono.

Secondo l'avvocato del Texas Joseph Brown, il governo degli Stati Uniti può approvare una legislazione specifica per "garantire l'accesso legale delle forze dell'ordine alle prove digitali del crimine", in linea con le tradizionali protezioni della privacy. In relazione a questa formulazione un po' sconcertante, Brown menziona un caso in cui, dopo più di un anno, è stato possibile ottenere dati dal dispositivo di un sospettato di abusi su minori arrestato. A quel tempo, con l'aiuto di nuove tecniche forensi, gli investigatori riuscirono a entrare nell'iPhone, dove trovarono il materiale fotografico richiesto.

Brown sostiene che le prove archiviate su un telefono o un laptop non dovrebbero essere più protette delle prove trovate a casa di una persona, "che è sempre stata considerata uno dei luoghi più privati". Le organizzazioni che si occupano di diritto digitale, tuttavia, sottolineano un certo rischio per la sicurezza che potrebbe essere posto lasciando una "backdoor" nella sicurezza dei dispositivi elettronici. Inoltre, il governo degli Stati Uniti ha accesso a una serie di strumenti che possono aiutarlo a ottenere dati non solo dagli iPhone, ma anche dagli smartphone con sistema operativo Android e altri dispositivi, ad esempio Cellebrite o GrayKey.

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Fonte: Forbes

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