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Per molti anni la Cina è stata percepita come la cosiddetta fabbrica del mondo. Grazie alla manodopera a basso costo, qui si concentrano un gran numero di fabbriche diverse e così viene prodotta la stragrande maggioranza dei beni. Naturalmente i colossi tecnologici non fanno eccezione, anzi. Ad esempio, anche se Apple ama presentarsi come un'azienda puramente americana della soleggiata California, è necessario ricordare che la produzione dei componenti e il conseguente assemblaggio del dispositivo avviene in Cina. Da qui la designazione iconica "Progettato da Apple in California, prodotto in Cina" .

Negli ultimi anni, tuttavia, Apple ha iniziato ad allontanarsi leggermente dalla Cina e a spostare la produzione in altri paesi asiatici. Oggi, quindi, possiamo imbatterci in numerosi dispositivi che portano un messaggio al posto della citata etichetta "Prodotto in Vietnam."" O "Fatto in India". Si tratta dell’India, attualmente il secondo Paese più popoloso al mondo (subito dopo la Cina). Ma non è solo Apple. Anche altre aziende stanno lentamente “fuggendo” dalla Cina e cercano invece di sfruttare altri paesi favorevoli.

La Cina come ambiente poco attraente

Sorge quindi naturalmente una domanda relativamente importante: perché (non solo) Apple sta spostando la produzione altrove e cominciando più o meno ad allontanarsi dalla Cina? Questo è proprio ciò su cui andremo a fare luce insieme adesso. Esistono diverse valide ragioni e l’arrivo della pandemia globale di Covid-19 ha dimostrato quanto possa essere rischiosa quest’area. Innanzitutto ricordiamo gli annosi problemi che accompagnavano la produzione in Cina anche prima della pandemia. La Cina in quanto tale non è esattamente l’ambiente più piacevole. In generale si parla molto di furto di proprietà intellettuale (soprattutto nel campo della tecnologia), attacchi informatici, restrizioni varie da parte del governo comunista cinese e molto altro. Questi importanti fattori dipingono la Repubblica popolare cinese come un ambiente poco attraente, pieno di ostacoli inutili che sono compensati dalla manodopera a basso costo.

Tuttavia, come abbiamo accennato in precedenza, la svolta definitiva è arrivata con l’inizio della pandemia globale. Alla luce degli eventi attuali, la Cina è ben nota per la sua politica di tolleranza zero, che ha portato a massicci blocchi di interi quartieri, isolati o stesse fabbriche. Con questo passo si è verificata una limitazione ancora più significativa dei diritti degli abitanti e una limitazione fondamentale della produzione. Ciò ha avuto un impatto negativo sulla catena di fornitura di Apple, che in diversi punti ha dovuto affrontare situazioni non così semplici. Per dirla in parole povere, tutto ha cominciato a cadere come una tessera del domino, il che ha ulteriormente minacciato le aziende che fabbricano i loro prodotti in Cina. Ecco perché è giunto il momento di spostare la produzione altrove, dove la manodopera sarà ancora a buon mercato, ma le difficoltà descritte non si presenteranno.

iPhone smontato sì

L’India si è quindi offerta come candidato ideale. Sebbene abbia anche i suoi difetti e i giganti tecnologici incontrino problemi derivanti dalle differenze culturali, si tratta comunque di un passo nella giusta direzione in un modo che può contribuire a garantire stabilità e sicurezza.

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