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Nessuno è perfetto, e questo vale anche per le grandi aziende tecnologiche. Alla fine della scorsa settimana, ad esempio, è stato rivelato che Google stava fornendo alcuni dati degli utenti al governo di Hong Kong, nonostante la sua precedente promessa. La settimana scorsa ha commesso un errore anche la società Facebook, che tanto per cambiare non ha fornito i dati che avrebbe dovuto fornire. Nell’ambito della ricerca sulla disinformazione sui social network, il team di esperti ha fornito – presumibilmente per errore – solo la metà dei dati promessi.

Google ha fornito i dati degli utenti al governo di Hong Kong

Secondo recenti rapporti, Google ha fornito i dati di alcuni dei suoi utenti al governo di Hong Kong. Ciò avrebbe dovuto accadere nel corso dell'anno scorso, nonostante Google avesse promesso che non avrebbe trattato in alcun modo questo tipo di dati su richiesta di governi e altre organizzazioni simili. La Hong Kong Free Press ha riferito la scorsa settimana che Google ha risposto a tre su un totale di quarantatré richieste governative fornendo i dati. Due delle suddette richieste riguardavano presumibilmente la tratta di esseri umani e includevano il relativo permesso, mentre la terza richiesta era una richiesta di emergenza relativa a una minaccia alla vita. Google ha dichiarato lo scorso agosto che non avrebbe più risposto alle richieste di dati da parte del governo di Hong Kong a meno che tali richieste non fossero nate dalla cooperazione con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. La mossa è stata in risposta a una nuova legge sulla sicurezza nazionale, in base alla quale le persone possono essere condannate all’ergastolo. Google non ha ancora commentato la questione della fornitura dei dati degli utenti al governo di Hong Kong.

Google

Facebook stava fornendo dati falsi sulla disinformazione

Facebook si è scusato con gli esperti incaricati della ricerca sulla disinformazione. A fini di ricerca, ha fornito loro dati errati e incompleti su come gli utenti interagiscono con post e collegamenti sulla relativa piattaforma social. Il New York Times ha riferito la scorsa settimana che, contrariamente a quanto inizialmente detto agli esperti, Facebook ha finito per fornire dati solo su circa la metà dei suoi utenti negli Stati Uniti, non su tutti. I membri dei team Open Research e Transparency, che fanno capo a Facebook, venerdì scorso hanno completato un colloquio con gli esperti, durante il quale si sono scusati con gli esperti per gli errori menzionati.

Alcuni degli esperti coinvolti si sono chiesti se l'errore fosse accidentale e se fosse stato commesso deliberatamente per sabotare la ricerca. Gli errori nei dati forniti sono stati notati per la prima volta da uno degli esperti che lavorano presso l'Università di Urbino, in Italia. Ha confrontato il rapporto pubblicato da Facebook in agosto con i dati che l'azienda ha fornito direttamente agli esperti sopra menzionati e ha poi scoperto che i dati rilevanti non concordavano affatto. Secondo la dichiarazione del portavoce dell'azienda Facebook, l'errore citato è stato causato da un guasto tecnico. Secondo quanto riferito, Facebook ha allertato gli esperti che stavano conducendo ricerche pertinenti subito dopo la sua scoperta e sta attualmente lavorando per correggere l'errore il prima possibile.

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