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Dopo una breve pausa vi presentiamo di nuovo una panoramica degli eventi legati ad Apple sul sito web di Jablíčkára. Ricordiamo il notevole bug che ha temporaneamente afflitto la versione iOS del browser Safari la scorsa settimana, il lancio di una chiamata SOS satellitare dall'iPhone, o forse l'ultima causa che Apple deve attualmente affrontare.

Lancio delle chiamate SOS via satellite dagli iPhone di quest'anno

All'inizio della scorsa settimana, Apple ha lanciato la promessa funzionalità di chiamata SOS satellitare dall'iPhone 14. Attualmente, la funzionalità è disponibile per gli utenti negli Stati Uniti e in Canada, e si prevede che verrà estesa a Germania, Francia, Regno Unito e Irlanda nel prossimo mese. , con il seguito poi verso altri paesi. Non è ancora chiaro se la chiamata SOS satellitare sarà disponibile anche qui. Tutti gli iPhone di quest'anno offrono il supporto per le chiamate SOS via satellite. Si tratta di una funzione che permette al possessore di un iPhone compatibile di comunicare eventualmente via satellite con i servizi di emergenza nel caso in cui il segnale mobile non sia disponibile.

Destino di tre lettere per Safari

Questa settimana alcuni possessori di iPhone hanno dovuto affrontare un bug piuttosto curioso nel browser Safari per iOS. Se digitavano tre lettere specifiche nella barra degli indirizzi del browser, Safari si bloccava. Queste erano, tra le altre, combinazioni delle lettere "tar", "bes", "wal", "wel", "old", "sta", "pla" e alcune altre. Il maggior numero di casi di questo strano errore è stato segnalato da utenti della California e della Florida, l'unica soluzione era utilizzare un browser diverso o inserire termini problematici nel campo di ricerca del motore di ricerca selezionato. Fortunatamente, Apple è riuscita a risolvere con successo il problema dopo poche ore.

Apple sta affrontando una causa per il tracciamento degli utenti (non solo) nell'App Store

Apple deve affrontare ancora un'altra causa. Questa volta si tratta del modo in cui l'azienda continua a tracciare gli utenti nelle sue applicazioni native, incluso l'App Store, anche nei casi in cui gli utenti hanno disattivato di proposito questa funzione sui loro iPhone. Il querelante sostiene che le garanzie sulla privacy di Apple non sono coerenti, come minimo, con la legge applicabile della California. Gli sviluppatori e i ricercatori indipendenti Tommy Mysk e Talal Haj Bakry hanno scoperto che Apple raccoglie i dati degli utenti in alcune delle sue applicazioni native, testando applicazioni come App Store, Apple Music, Apple TV, Libri o Azioni come parte della loro ricerca. Tra le altre cose, hanno scoperto che la disattivazione delle impostazioni pertinenti, così come di altri controlli sulla privacy, non ha avuto alcun effetto sulla raccolta dei dati di Apple.

Nell'App Store, ad esempio, sono stati raccolti dati su quali app hanno visualizzato gli utenti, quali contenuti hanno cercato, quali annunci hanno visualizzato o quanto tempo sono rimasti sulle pagine delle singole app. La causa sopra menzionata è ancora di portata relativamente piccola, ma se si rivelerà giustificata, potrebbero seguire altre cause legali in altri stati, che potrebbero avere conseguenze significative per Apple.

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